Tolfa un borgo etrusco alle porte di Roma
LA STORIA DI TOLFA: la fortuna e la sfortuna dell’allume
Sono di epoca etrusca e romana le testimonianze sui primi insediamenti umani attorno alla valle del Mignone e i Monti della Tolfa.
La cittadina, corrispondente all’attuale, si sviluppò intorno agli inizi del IX secolo e fu chiamata Tolfa Vecchia dopo la nascita di Tolfa Nuova sul Monte Tolfaccia: la prima documentazione disponibile è del 1201, quando il nome di Tolfa Vecchia è presente in un manoscritto contenuto nella raccolta Margarita Cornetana con l’atto di sottomissione di Tolfa a Corneto.
Nel 1275 la città di Tolfa Vecchia fu recuperata da Innocenzo IV e strappata all’esercito imperiale di Federico II.
All’inizio del XIII secolo, Tolfa è, di fatto, tra le proprietà della Santa Sede, come riportato nella modifica dei possedimenti del Patrimonio di San Pietro.
Per quasi tutto il Medioevo Tolfa Vecchia fu gestita in codominio dalle famiglie più ricche e sotto la protezione di Corneto, sebbene non mancarono conquiste da parte di altri comuni fra cui Viterbo e solo nella prima parte del XV secolo tutto il borgo venne acquistato dai fratelli Pietro e Ludovico (poi Della Tolfa).
Con la scoperta dell’allume nel 1461 da parte di Giovanni Da Castro, il borgo venne acquisito da papa Paolo II nel 1469 e Tolfa divenne ben presto la “miniera di Roma”, iniziando un percorso di prosperità e massima espansione del territorio che arrivò fino al mare.
L’allume trovava impiego nell’industria tessile, nella concia delle pelli, nella depurazione dell’acqua e rendeva ignifughi legno e tessuti.
Sulla scia del benessere inaugurato dalla scoperta delle cave di allume, durante il XVI e XVII secolo, la città si ampliò prima verso l’attuale via dei Frangipane e successivamente lungo via Roma e via Annibal Caro, dove si costruirono i palazzi più ricchi ed eleganti. Alle famiglie nobili legate all’estrazione delle miniere si deve anche la costruzione di edifici sacri, come il santuario della Madonna della Sughera, costruito per volere di Agostino Chigi.
Nel XVIII secolo, l’avvento della nuova industria meccanica, segnò la fine della produzione dell’allume di Tolfa.
Nel 1799 la città di Tolfa fu saccheggiata e vennero fucilati centinaia di uomini dall’esercito repubblicano francese arrivato per sedare l’insurrezione contro la Repubblica Romana, com’è ricordato da un’iscrizione a S. M. della Sughera.
La scoperta dell'allume
Con la scoperta dell’allume nel 1461 da parte di Giovanni Da Castro, il borgo venne acquisito da papa Paolo II nel 1469 e Tolfa divenne ben presto la “miniera di Roma”, iniziando un percorso di prosperità e massima espansione del territorio che arrivò fino al mare.
L’allume trovava impiego nell’industria tessile, nella concia delle pelli, nella depurazione dell’acqua e rendeva ignifughi legno e tessuti.
Sulla scia del benessere inaugurato dalla scoperta delle cave di allume, durante il XVI e XVII secolo, la città si ampliò prima verso l’attuale via dei Frangipane e successivamente lungo via Roma e via Annibal Caro, dove si costruirono i palazzi più ricchi ed eleganti. Alle famiglie nobili legate all’estrazione delle miniere si deve anche la costruzione di edifici sacri, come il santuario della Madonna della Sughera, costruito per volere di Agostino Chigi.
Nel XVIII secolo, l’avvento della nuova industria meccanica, segnò la fine della produzione dell’allume di Tolfa.
Nel 1799 la città di Tolfa fu saccheggiata e vennero fucilati centinaia di uomini dall’esercito repubblicano francese arrivato per sedare l’insurrezione contro la Repubblica Romana, com’è ricordato da un’iscrizione a S. M. della Sughera.